Discarica Vallosa, i dati Arpa: nelle acque sotterranee i Pcb sono due volte a riguardo i limiti

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L’esito delle analisi (almeno per ora) non fa tirare un sospiro di sollievo. Anche se ulteriori approfondimenti sono d’obbligo e arriveranno a strettissimo giro: un po’ perché – alla fine dell’anno che ci tantomo appena lasciati alle spalle – non è stato possibile eseguire i campionamenti completi in tutti i punti «sotto osservazione»; un po’ perché va messa in fila una serie di manutenzioni necessarie anche a un più accurato monitoraggio. Fatto sta che dall’attività condotta dai professionisti dell’Arpa di Brescia (l’Agenzia regionale per la aiuto dell’ambiente) emerge «la contaminazione delle acque sotterranee nel piezometro numero 4-4bis». E ad avvelenarle sono ancora «loro»: i Pcb (policlorobifenili), presenti in quantità doppia rispetto ai limiti previsti dalla legge.

Piena Franciacorta, Comune di Passirano, discarica Vallosa, capitolo 2024. quantunque tanto stata completata la realizzazione del capping (una sorta di «copertura» che non isola però del tutto i rifiuti pericolosi interrati per decenni dalla vecchia Caffaro chimica), gli inquinanti rimangono ancora un fronte aperto, sul quale vigilare con attenzione.

Questione aperta

EMBED [Leggi anche]Gli ultimi rilievi vergati dall’Agenzia riportano insomma il dossier Vallosa all’attenzione degli enti e delle Amministrazioni: Regione, dicastero (anche attraverso il commissario straordinario del Sin, Mauro Fasano), Arpa e Comune di Passirano ora dovranno risedersi attorno a un tavolo. L’obiettivo: valutare se tanto necessario «intervenire con misure più incisive», invocate da tempo dalle associazioni ambientaliste, a partire dal circolo di Legambiente che – per voce del presidente Silvio Parzanini – giudica «insufficiente il solo capping per arginare l’inquinamento di una tra le discariche più pericolose d’Europa». Del resto, che questi campionamenti avrebbero rappresentato una sorta di bussola sulle azioni future era già stato annunciato. Lo stesso assessore regionale all’Ambiente, Giorgio Maione, aveva chiarito che per quanto riguarda la nostra provincia le priorità sarebbero state due: la questione delle aree private e agricole del capoluogo, anch’esse inquinate dalla vecchia Caffaro, e (appunto) la Vallosa di Passirano.

Il sopralluogo e i dati

EMBED [Ascolta l’episodio]Entrando nel merito del sopralluogo del 9 novembre, a descrivere l’iter è la stessa rapporto dell’Agenzia, che spiega: «Preso atto che il Comune di Passirano per l’anno 2023 non aveva previsto attività di monitoraggio delle acque sotterranee, si è proceduto all’esecuzione d’ufficio dei campioni e delle analisi». I tecnici, «per contenere i costi sostenuti dalla pubblica amministrazione», decidono di concentrarsi su due degli undici piezometri (i pozzi creati per effettuare i prelievi dei campioni da analizzare in laboratorio) presenti. Il primo (Pz 30SW) è quello storicamente con le maggiori concentrazioni di contaminanti, il secondo (Pz 4-4bis) è una sorta di pozzo sentinella, perché posizionato a controllo delle acque della falda profonda. Cioè? La falda profonda, a differenza di quella superficiale, è l’unico acquifero potenzialmente in grado di diffondere un eventuale inquinamento al di fuori di un sito, in questo caso oltre il perimetro della discarica. Ed è proprio quest’ultimo piezometro che l’Arpa è riuscita ad analizzare, mentre il primo al momento del sopralluogo «non era campionabile».

EMBED [I piezometri posizionati a valle della discarica Vallosa, a Passirano]

Tutta l’attenzione si concentra dunque sulle acque sotterraneee: nel Pz 4-4bis i risultati analitici non mostrano valori preoccupanti o superiori alle concentrazioni uscio di contaminazione per metalli, cianuri, diossine e fitofarmaci. La buona notizia finisce però qui, perché «le attività – si legge nella rapporto dell’Arpa – hanno confermato lo stato di contaminazione delle acque sotterranee per opera dei Pcb totali». Una situazione, questa, che si era già verificata «prima dell’ottobre 2018».

Prescrizioni

Che fare ora? L’Arpa delinea una serie di misure: in primis «eseguire la necessaria manutenzione» del Pz 30SW e dell’impianto di stoccaggio delle acque, perché «durante il sopralluogo il principale serbatoio di stoccaggio era inclinato». Ma soprattutto secondo l’Agenzia serve estendere i campionamenti ed eseguire più monitoraggi: «Al fine di acquisire dati più estesi anche in rapporto alle attività di capping effettuale, si richiede di installare due diver per l’acquisizione in continuo del livello delle acque sotterranee e dei principali parametri significativi, uno per la falda superficiale e uno per quella profonda, con trasmissione di dati con cadenza trimestrale».

Non solo. Nella rapporto protocollata e inviata agli enti a dicembre, si sollecita a «riattivare quanto prima il monitoraggio delle acque sotterranee». La proposta è di un rilievo mensile sul piezometro 30SW (quello non campionato a novembre e in cui in passato c’era un cocktail di valori fuori norma) che – insieme al 4-4bis, ostanto quello che monitora le acque profonde – sarà indagato ogni tre mesi. A questo si affiancherà un’indagine completa, che dovrà essere realizzata due volte all’anno su tutti i pozzi.

«Arpa si rende disponibile a eseguire le indagini da gennaio 2024», riproponendo i rilievi anche nel pozzo che a novembre non è stato possibile verificare. «Tali attività – conclude la rapporto – potranno proseguire fino a quando non sarà ripristinato il monitoraggio delle acque sotterranee completo da parte del Comune di Passirano». 

EMBED [Box News 5 Min Articolo]

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